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Affrontando le barriere

 

I progettisti spesso a fronte del problema dell'eliminazione delle barriere architettoniche rispondono che i loro progetti o le loro strutture sono a "norma", perché prevedono "rampe" e "servizi igienici accessibili", come se questi fossero gli unici parametri per valutare l'accessibilità di una struttura. Non è poi raro che le "rampe" presentino la massima pendenza consentita e i servizi igienici siano realizzati secondo uno schema obsoleto, dalle dimensioni interne 1.80 m. x 1.80 m., previsto nel D.P.R. 384/78, decreto rivisto integralmente e superato dal piu recente D.P.R. 503/96.
Un'ulteriore considerazione riguarda lo stereotipo dell'individuo disabile, che viene spesso visto unicamente come la persona su sedia a ruote. Probabilmente è lo stesso simbolo internazionale dell'accessibilità a generare l'equivoco, mentre si deve considerare che la disabilità può non essere sempre visibile, oppure può essere temporanea, includendo in questa condizione almeno il 20% della popolazione, tra cui: gli anziani (con il numero in costante crescita), i menomati sensoriali (non udenti, non vedenti ed ipovedenti: tra questi rientrano anche molti anziani), i cardiopatici, le donne in stato di gravidanza o con un passeggino, i bambini, le persone affette da nanismo, gli individui convalescenti a seguito di un'operazione o con un'ingessatura agli arti inferiori, ecc.

La realizzazione degli interventi di adeguamento rende spesso i manufatti antiestetici e più appariscenti proprio per la loro bruttezza, come a voler evidenziare che sono stati realizzati perchè imposti dalla legge e non integrati al progetto complessivo. Troppo spesso l'accessibilità viene vista come una verifica a posteriori del progetto e non come parte integrante del processo edilizio: "purtroppo non si pensa ancora in maniera accessibile prima di progettare o decidere la soluzione da adottare". Pensare in maniera "accessibile" vuol dire soprattutto rendere l'ambiente sicuro, confortevole e qualitativamente migliore per tutti i potenziali utilizzatori, poiché progettare per coloro che si trovano nella situazione di svantaggio maggiore non può che avere una ricaduta positiva anche sugli individui che si trovano in condizioni psicofisiche normali. Quest'approccio è in campo internazionale conosciuto come "universal design", che può essere definito come: "progettazione di oggetti ed ambienti utilizzabili dalla maggior parte degli individui a prescindere dalla loro età e capacità psicofisica".

 

Definizione di barriera architettonica

"Per barriere architettoniche si intendono:
gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;
gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti;
la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi."
Così vengono definite le "barriere architettoniche" all'art. 1 del D.P.R. 24 luglio 1996, n. 503 ("Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici"), riprendendo quanto già espresso nell'art. 2 del D.M. 14 giugno 1989, n. 236 ("Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche").
Nella definizione di "barriera architettonica" viene postulato e messo bene in evidenza che il problema di relazione con la città e/o con le sue parti o componenti riguarda "chiunque" e quindi tutti gli individui, precisando poi di prendere in considerazione le esigenze delle persone con impedita o ridotta capacità motoria e dei non vedenti, ipovedenti e sordi. In sostanza il legislatore intende evidenziare che, tenendo in debito conto le esigenze connesse alla fruibilità ambientale dei disabili motori e sensoriali, si rendono gli spazi comodi e sicuri e si migliora la qualità della vita di tutti i cittadini.
Da quanto precede, discendono due assunti fondamentali, strettamente correlati tra loro:
un quadro esigenziale più esteso, connesso ad un profilo di "utenza ampliata", che prende in considerazione dei riferimenti antropometrici non più connessi a quelli di un individuo "normodotato" ideale, ma tiene conto che disabile può essere considerato almeno il 20% della popolazione complessiva, secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità;
un concetto ampliato di "barriera architettonica", che non è solo un salto di quota da superare con una rampa, come spesso si intende, interpretando in maniera superficiale e distratta la legge, ma può essere costituita da elementi della più svariata natura, da limitazioni percettive, oltre che fisiche, o da particolari conformazioni degli oggetti e dei luoghi che possono risultare fonte di affaticamento, di disagio, etc.
Questi due temi preludono qualunque trattazione di carattere tecnico di argomenti specifici, poiché aiutano ad affrontare problemi progettuali anche nuovi o non trattati nei manuali con una giusta ottica e secondo i principi dell'universal design, ovvero di una progettazione che contempli le esigenze di tutti.

 

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